LA BEFFA DI COPPA

Ventitré maggio ’74, stadio Olimpico di Roma, finale di Coppa Italia. La partita è finita, mancano pochi istanti e l’arbitro internazionale Gonella fischierà tre volte. Un fischio che per Palermo e il Palermo significa sogno. Finalmente un grande traguardo raggiunto: la vittoria della Coppa Italia e la possibilità di disputare la Coppa delle Coppe l’anno dopo. La palla è nell’area di rigore del Palermo, il Bologna sotto di un gol sta tentando il tutto per tutto. Il pallone finisce dalle parti di Bulgarelli, gli si avvicina Arcoleo per contrastarlo, il bolognese cade. Non l’ha toccato, non l’ha toccato pensano tutti i 20 mila palermitani presenti allo stadio Olimpico. Rigore! L’arbitro Gonella ha dato il rigore! A partita finita. A partita finita, il sogno di una città va in frantumi: la più grande occasione della storia calcistica rosanero finisce praticamente così, su quel fischio per un fallo inesistente. «Io non avevo capito che cosa significava quella Coppa per Palermo dirà anni dopo Bulgarelli -. Il rigore comunque non c’era».

Giacomo Bulgarelli, il suo "tuffo" negò la Coppa Italia ai rosa


Ignazio Arcoleo

Viciani, allenatore del Palermo, non vuole credere ai propri occhi. Arcoleo, «picciotto» palermitano è disperato. In porta nel Palermo c’è Sergio Girardi. Sul dischetto va Savoldi, bomber rossoblù. Rete. Uno a uno. Si va ai supplementari, ma il destino del Palermo è già segnato. Inesorabilmente scritto, per colpa di quel fischio maledetto, per colpa di due enormi palle gol fallite nel corso della partita da Magistrelli (che aveva portato il vantaggio i rosanero) e Barbana. Il Palermo gioca in undici contro dieci dal 78’, per l’espulsione di Bob Vieri, padre del grande attaccante dei giorni nostri, Christian. Ma i supplementari non servono a sbloccare il risultato. Si decide ai rigori. Dovrebbe tirare Arcoleo, ma tra il giocatore e Viciani si accende un’accesa discussione, il tecnico rimprovera il giocatore per la leggerezza commessa in occasione del rigore assegnato al Bologna. «Eravamo stati nettamente migliori di loro sul piano del gioco – ricorda il tecnico rosanero -, tutti mi facevano i complimenti a metà partita, ma io non sapevo cosa farmene. Sapevo che la storia avrebbe dimenticato il mio nome e quello dei miei ragazzi nonostante la partita avesse dimostrato la nostra superiorità. Non chiusi occhio, girovagai per Roma assieme a un mio amico, comprai i giornali di notte e la mia amarezza crebbe: tutti parlavano di beffa e di regalo da parte nostra. Il giorno dopo andai alla Rai per rivedere le immagini del rigore. Mi resi conto che non c’era, l’amarezza diventò incubo».

Ai rigori sbagliò il Bologna con Cresci, il Palermo era in vantaggio prima degli ultimi due tiri. Ma il destino, che aveva scelto la strada più impervia e beffarda per fare il suo corso, doveva ancora materializzarsi… Gli ultimi due rigori furono sbagliati da Vullo e Favalli, il giovane e l’anziano. Vullo aveva tirato al posto di Arcoleo. Il Corriere dello Sport il giorno dopo titolò «Palermo, Coppa regalata», «Si è sconfitto da solo, avrebbe potuto vincere 3-0». Ventimila tifosi palermitani che avevano invaso Roma, fischiarono e urlarono «ladri, ladri» ai bolognesi che ritiravano la Coppa. «Cercammo di esultare nella maniera più garbata possibile, quel Palermo era stato più forte di noi» ricorderà anni dopo Bulgarelli, che diventerà (accolto splendidamente) direttore sportivo del Palermo.

Resta nella memoria una delle più grandi imprese sportive della storia del Palermo, capace di far fuori Fiorentina, Bari, Verona e Perugia nella fase eliminatoria e poi Juve, Lazio campione d’Italia e Cesena. Nell’atto finale il Palermo giocò con Girardi, Zanin, Cerantola, Arcoleo, Pighin, Barlassina, Favalli, Ballabio (sostituito da Vullo), Magistrelli, Vanello, La Rosa (sostituito nel secondo tempo da Barbana). Il Bologna giocò con Buso, Roversi, Rimbano (76’ Pecci), Battisodo, Cresci, Gregori (46’ Novellini), Ghetti, Bulgarelli, Savoldi, Vieri, Landini II.