BUON
COMPLEANNO CAPITANO
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di Tullio Puglia
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di
Claudio Ballor
Dica
trentatré, Capitano, lei che ha la C maiuscola perché non
porta solo la fascia, ma è la guida di questa navicella
rosanero che dopo anni vuole riemergere dalle acque e rivedere
la luce del sole, uscire dal buio e respirare di nuovo aria
migliore. La serie B, almeno. Per cominciare. Il Capitano
è salpato quest'estate, insieme a un gruppetto di giovani
di belle speranze e di qualche navigato esploratore come
lui. Chi Cappioli? Abbiamo comprato Cappioli? Ma va, finiscila,
Cappioli viene a Palermo. Viene viene, anzi è già arrivato,
il 9 luglio il suo nome figura nella primissima lista dei
convocati.
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Il
Capitano è già lì, insieme agli altri. Si sale a bordo, per provare
a uscire fuori dalle acque stagnanti della C. Gli altri lo guardano:
mozzi e marinai al primo imbarco. Forza c'è Cappioli, si dicono,
qualcuno di loro era raccattapalle quando lui giocava i derby
della Capitale. Il 10 luglio esce allo scoperto. Dopo 3 giorni,
eccolo a dar le dritte, indicare la rotta giusta all'equipaggio:
«Ho giocato sempre in serie A, ma adesso cambia tutto: in
C1 i campi sono "infuocati"».
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Già,
il Capitano ha navigato sempre nei mari talvolta tempestosi ma
sempre assolati della serie A, lontano dalle nostre oscure sabbie
mobili. E' solo un ragazzino, ha 20 anni e trova posto in un "imbarcadero"
di serie C: 1988/'89, il Cagliari è allenato da Claudio Ranieri,
compagni di viaggio Piovani e Pulga, Festa e Ielpo. Un solo anno,
un tragitto preciso, telecomandato dalla panchina da un emergente
di successo come l'ex libero di Palermo e Catania. Il giovane
Cappioli è un protagonista: trentadue presenze e 5 gol, uno dei
quali al Palermo di Rumignani.
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Via,
lontano dalla C, per non rimetterci mai più piede. L'anno dopo
in serie B, beh si comincia a ragionare. Ma non ci si ferma prima
di arrivare a destinazione, quantomeno lui. Salto doppio, et voilà
signori, eccola lì, si vede la serie A, paradiso dei naviganti,
l'isola felice per questo ragazzone di 1 metro e 82 che non ha
paura di nessuno e fa sempre sentire la sua voce. Tra i cadetti
le presenze sono 36, i gol otto. Gli uomini gli stessi dell'anno
prima, con l'aggiunta del trapanese Firicano e di qualche altra
promessa poi svanita.
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Ehi
fermi tutti, questo succedeva più di 10 anni fa. Qui non siamo
in serie A, siamo in serie C ed ad agosto scorso Torino e Buonocore
ce lo ricordano. Nella barca rosanero si apre una falla, il natante
prende acqua, e chi mette la testa fuori? Lui. «Dimentichiamo
da dove veniamo - dice -, per non ripetere mai più quest'incubo».
Si lavora, si riparte e qualcuno forse rimane deluso dalle prime
partite di Cappioli in campionato. Si aspettava Maradona, invece
c'è un giocatore che gioca la palla nella maniera più semplice
possibile, fa lanci di 30/40 metri senza sbagliare, tira le punizioni
sempre vicino all'incrocio dei pali (e quando mai ultimamente
abbiamo visto tirare con continuità punizioni così?), è sempre
vicino all'arbitro per far sentire tutto il peso della sua autorevolezza.
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Ed
è Capitano, dal primo minuto della prima partita. Esulta sotto
la curva, fa la faccia dura. Alla 2ª di campionato lascia ad Elia
il rigore contro il Giulianova, lo rifarà contro la Nocerina in
un momento critico per l'attaccante "perché - dice - se le punte
segnano, prendono fiducia ed è meglio per tutta la squadra". Sembrano
piccole cose, sono quelle che cementano i gruppi e fanno grandi
le squadre. L'appuntamento col primo gol è alla 4ª (rigore decisivo
contro l'Avellino), all'8ª l'apoteosi. La notte del 23 ottobre
ci sono il Catania in campo e 30 mila spettatori sugli spalti.
A Cappioli torna in mente l'Olimpico e gioca così: Cappioli
8. Il leader stavolta segna una doppietta. Il primo su rigore
(col pallone pesante un macigno) e il secondo con una punizione
da manuale. Oltre a questo, una regia attenta e anche grande corsa
(dalle pagelle di Rosanero.net).
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«I
derby mi esaltano - dice a fine partita -. C'era un'atmosfera da
serie A, bisognava ripagare questa gente». I derby. Cappioli
ne ha giocati 5, a Roma, da quando il suo mentore Mazzone lo chiamò
dal Cagliari (novembre '93). Era stato abbastanza sopra le onde
della A, 112 presenze e 12 gol in 3 anni e mezzo in Sardegna, ed
era arrivato il momento di imbarcarsi sull'ammiraglia giallorossa.
Che gioia per lui, romano de' Roma! E che battaglie, al fianco di
Mihajlovic e Giannini, Aldair e Balbo, Di Biagio e Delvecchio, quando
Totti non era nemmeno "pupone", ed entrava in campo e guardava giocare
gente come Cappioli per provare a diventare grande. In mezzo a tanti
boati, uno speciale, il 27 novembre '94, gol suo, il momentaneo
2-0, dopo il sigillo di Balbo e prima di quello di Fonseca. Nel
'96/'97 arriva Bianchi e per il "Cappio" non c'è più posto. Lui
capisce e se ne va, ricomincia il viaggio, dopo i 3 anni più belli
della sua carriera. A 28 anni è ancora in grado di fare tanto, va
a Udine, lo vuole Zaccheroni, con lui ci sono Bierhoff, Stroppa,
Giannichedda. Anni europei, di approdi verso terre lontane: Praga,
Copenaghen, Amsterdam. In tutto 14 partite, un quarto di finale
di Uefa raggiunto con la Roma e un ricordo triste, un giorno d'autunno
del 1997 quando sbaglia il gol che avrebbe condannato l'Ajax graziando
Van Der Sar e un lanciere georgiano di nome Arveladze trova alla
fine la stoccata che infilza l'Udinese. Il giorno speciale è il
16 febbraio ’94, un mercoledì sera, giorno dell’unica presenza in
nazionale, amichevole Italia-Francia a Napoli, entra al 65’ al posto
di Giovannino Stroppa. Commissario tecnico, un certo Arrigo Sacchi.
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A
febbraio '98 cambia aria, chiamato da un vecchio condottiero come
Mondonico, ma non riesce a salvare l'Atalanta che affonda in B.
Sembra il declino, ormai alla soglia dei 30 anni, ma ci pensa il
suo amico Mazzone a tendergli la mano e farlo tornare a bordo: ancora
due anni di serie A, Bologna e Perugia, part-time di lusso, combattendo
a fianco di Signori, Kenneth Andersson, Marocchi. Sor Carletto sa
di chi può fidarsi, e il "Cappio" non è uno che tradisce. Ventidue
presenze e un gol - entrando 12 volte dalla panchina - il 1° anno,
13 partite e due reti l'anno dopo, cioè la stagione scorsa. In tutto
fanno 230 gare e 33 gol nella massima serie. Giocatori miliardari
hanno fatto molto meno. Quando ha saputo che lui aveva scelto Palermo,
Mazzone all'inizio è rimasto contrariato: Ma come, sembra gli abbia
detto, tu in C? Puoi essere ancora un protagonista. Ma lui ha deciso
di venir ad esserlo qui - in questa landa dove non ci sono ragazzi
che possono dire di aver visto il Palermo nel calcio vero - per
trasportarci verso quelle terre che lui conosce così bene.
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