«LAVORO
SUL CERVELLO DEI GIOCATORI, ORMAI…» ARRIVEDERCI
SONZOGNI,
UOMO FUORI DAL COMUNE
di
Claudio
Ballor
Ora
che Sonzogni non è più l'allenatore del Palermo, è
prassi descrivere il personaggio, i suoi pregi e difetti,
cosa ha fatto e cosa non ha fatto per il Palermo in
poco più di una stagione. Non ci interessa tratteggiare
il personaggio, sarebbe un punto di vista di parte
e come tale rimarrà. Però vogliamo anche noi ricordare
il periodo che Sonzogni ha trascorso a Palermo, e
lo facciamo mettendo uno dietro l'altro frasi e comportamenti
in qualche modo "significativi" di Sonzogni. Il "mister"
è stato un'autentica fucina di parole ed azioni "ad
effetto", un maestro della metafora in grado di spiegare
i suoi pensieri in modo sempre molto vivace. Godetevi
dunque questa sorta di campionario del "personaggio-Sonzogni",
distillato del pensiero di una persona certamente
fuori norma nel manierato mondo del calcio.

Foto
di Tullio
Puglia
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Nove
luglio, primo giorno di ritiro. Sta nella sede
del mercato da soli due giorni: «E' un
ambiente che non mi piace: c'è anche un po'
di maleducazione, sembra di stare al mercato
ortofrutticolo». Alla squadra dice: «Ricordiamoci
che siamo il Palermo, la squadra della quinta
città d'Italia». Su Bombardini: «C'è
gente, come Bombardini ad esempio, da cui si
può trarre molto di più di quello visto nella
stagione scorsa». Il 19 luglio cambia
tutte le coppie in camera che erano state formate,
per migliorare l'affiatamento tra i giocatori.
Coppie nuove, bisognerà legare per avere compagnia
in camera. Il 23 forse per la prima volta nella
sua carriera di tecnico, concede una giornata
intera di riposo alla squadra.
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A
chi gli chiede chi sarà il leader della squadra risponde
(30 luglio): «Il punto di riferimento di tutti
devo essere io». Quattro agosto, sul terreno
di gioco della Favorita: «Mi dicono sia in condizioni
disastrose, da tre mesi dico che bisogna intervenire
e non lo si è fatto. Così non va. Non ha senso comprare
fuoriclasse se la struttura resta scadente. Si diventa
grandi partendo dalle piccole cose. I giocatori non
devono avere alibi: non possono appellarsi al campo
malridotto se giocano male». Sulla preparazione:
«Lavoro solo sul cervello dei miei giocatori,
ormai. Dal punto di vista atletico ho finito. Devo
costruire un gruppo nel quale chi viene sostituito
non va via a testa bassa, ma viene a stringermi la
mano». Dieci agosto: «A Palermo, nello
spogliatoio, i giocatori troveranno appese al muro
regole riguardo alle quali non si transige. Una di
queste prevede l'automatica punizione per chi lascia
la squadra in dieci per uno scatto di nervosismo».
Il 21 accusa qualcuno della squadra: «Due-tre
dei miei giocatori giocano con presunzione e questo
è inaccettabile. Se continuerà a ripetersi una situazione
simile, possono preparare le valigie. Palermo non
è un punto d'arrivo». Fase preliminare di Coppa
Italia, il Palermo pareggia ad Acireale per 1-1: «Nessuno
mi aveva chiesto il passaggio del turno. Non so dire
nemmeno se qualificarsi sia un fatto positivo o negativo,
considerato che in vista del campionato può anche
trattarsi di un'impaccio». E ancora: «Non
facciamo drammi se l'Acireale ci ha preceduti. Si
tratta solo di Coppa Italia».
Comincia il campionato, alla
prima interna, i rosanero battono il Giulianova
per 2-0: «Manca la cultura calcistica
dell'intensità: penso che chi ha allenato questi
giocatori prima di me non l'ha inculcata loro».
Alla 3ª il Palermo espugna Pesaro per 1-0, lui
commenta: «E' un risultato bugiardo».
E aggiunge: «E' successo come a Castel
di Sangro. Nei primi 20 minuti, sembrava che
avessero paura di noi. Poi si sono accorti che
non eravamo così forti e ci hanno messo sotto».
Quarta giornata, il 24 settembre il Palermo
batte di misura contro l'Avellino grazie a un
rigore di Cappioli.
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Ancora
una volta lui va controcorrente: «Le cose sofferte
sono le più belle" e prima di andar via dalla sala
interviste, aggiunge: «Ah, volevo dire: ho detto
bravi ai miei giocatori». Sembra un'inversione
di tendenza, un avvicinamento al gruppo di giocatori
fino a quel momento spesso, e anche aspramente, criticato.
Il 23 ottobre, in notturna, in una serata magica il
Palermo vince 5-1 contro il Catania: «Per me
tutto rimane come prima» dice Sonzogni. Che
qualche mese dopo dirà: «Ma che ci posso fare
se per me Palermo-Catania è una partita come tutte
le altre?». Una settimana dopo il trionfo, il
tonfo a Torre Annunziata: 1-5 contro il Savoia: «Non
siamo forti come qualcuno pensava, riflettiamo sulla
realtà con calma, senza fare drammi». Ma dice
ancora: «Siamo l'unica squadra d'Italia ad avere
tre soli attaccanti, spero la società provveda».
Coppa Italia, il Palermo espugna Campobasso: per lui
la vittoria "era l'ultima cosa". Tredici febbraio:
«Il fuorigioco lo richiedo io. È la cosa più
bella del calcio, perché si applica l'intelligenza
più dei muscoli». Diciassette febbraio, prima
di partire per Benevento. Il Palermo ha 4 punti di
vantaggio sul Savoia : «Non possiamo credere
di stare distesi su un divano, sennò ci addormentiamo».
Ventiquattro febbraio, vigilia di Palermo-Viterbese:
«In questa squadra faccio scelte anche in base
a caratteristiche psicologiche che nessuno può capire».
Il giorno dopo il Palermo gioca una delle migliori
partite stagionali, vince 3-0, lui schiera Montalbano
centrale difensivo per sostituire Giampietro che in
settimana si era assentato per problemi familiari
e non era stato convocato dal tecnico. Il difensore
aveva inveito contro Sonzogni il sabato in allenamento
davanti a tanti spettatori. Perinetti, a nome della
società, si era schierata con l'allenatore.

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di Tullio
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Ventisette
febbraio, durante la settimana che precede Catania-Palermo:
«Le attese sono dei tifosi e della stampa
che "monta" questa gara più di ogni altra. Ma
io non vendo giornali né canto in curva, penso
solo a preparare questa partita nel modo migliore».
«Con la Viterbese la squadra m'è piaciuta
molto, ma la perfezione non esiste, si può fare
sempre meglio di quel che si è fatto».
Il 5 marzo è invitato a parlare ad allenatori
dilettanti: «Allenare nel settore giovanile
è la cosa più bella. Vedi crescere i ragazzi,
vedi fare loro qualcosa che prima non facevano.
E se poi perdi una, due o tre partite chi se
ne frega».
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«L'annata
più bella mia carriera è stata quando ho allenato
la Primavera del Verona, mi avevano detto «la
facciamo perché non possiamo farne a meno, ci sono
una decina di ragazzi…» Prima della fine dell'anno
avevano quasi tutti esordito in serie A, ora Toldo
è in nazionale. Sono andato a prenderlo a Padova,
vendeva giornali. Non voleva più giocare a calcio».
«Un giorno i ragazzi del Palermo erano svogliati,
non avevano tanta voglia di allenarsi. Cosa potevo
fare per stimolarli? La partita con i pasticcini in
palio non serviva, 5 mila lire per loro non contano
nulla ovviamente. Così mi sono fatto dare dal magazziniere
5 paia di guanti e di cappellini. Ho fatto 4 squadre
da 5: una con i calzettoni alzati, una con i calzettoni
abbassati, una con i cappellini e una con i guanti.
E tutti con le maglie nere. Si sono dovuti concentrare
per giocare e io ho fatto un allenamento proficuo».
«Se c'è una bella ragazza, ma è stupida, tu
cosa fai? Cerchi di portarla a letto, ma non la sposi.
Così è con certi giocatori che fanno belle giocate
estemporanee…» A chi si avvicina per fargli
i complimenti per com'è fatto, risponde: «Ma
lasci perdere, ma se sto sui coglioni a tutti…»
Il 10 marzo fa sostenere un allenamento a porte chiuse
il giorno prima prima di Palermo-Savoia e commenta
così: «Ogni comportamento umano è comunicazione,
in sé ha un messaggio di ritorno. Ognuno può interpretare
questa decisione di allenarci a porte chiuse come
crede, ma io non voglio che si dica che ho preso in
giro i palermitani. Ognuno ha le sue strategie».
Il 12 marzo, in una trasmissione sportiva: «Un
adulto che ha 5 amici può dirsi fortunato. Io ne ho
3-4 e ce li ho da quando sono ragazzo. Non sono amici
quelli che incontri a 40-50 anni perché il "quotidiano"
ti porta ad incontrare molte persone».

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di Tullio
Puglia
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Sette
aprile, vigilia di Palermo-Atletico Catania,
gli etnei sono ultimi in classifica, i rosanero
primi: «Nessuna squadra va in trasferta
per perdere, altrimenti non affronterebbe le
spese e non sprecherebbero soldi». In
riferimento alla sosta dopo Sassari Torres-Palermo:
«Qualsiasi macchina, pur andando benissimo,
ogni tanto si deve far controllare da un meccanico
per il tagliando». «Non ho dodici
anni, vado avanti con le mie convinzioni e con
la mia testa, cercando di cambiare quella degli
altri». Sui 5 punti di vantaggio dal Messina:
«Non faccio tabelle né calcoli, specie
in casa degli altri. Se mi comportassi così,
mostrerei incertezza o debolezza e affidandomi
alla dea bendata. Io faccio affidamento sul
lavoro, l'unico termometro che tengo in considerazione».
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Uno
maggio, giorno dell'esonero, Perinetti glielo comunica
mentre entra nello spogliatoio per l'allenamento.
Ai tifosi che lo guardano increduli mentre se ne va,
dice: «Forza ragazzi non è mica un funerale…».
Ma sembra che dietro gli occhiali scuri sia caduta
qualche lacrima…
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