Il
4 maggio ’70 è una data storica per il Palermo. Quel giorno
diventa presidente Renzo
Barbera, l’ultimo dei «gattopardi», che passa
da segretario a massimo dirigente prendendo il posto del dimissionario
Pergolizzi. Barbera
legherà il suo nome all’ultima serie A vissuta dalla squadra
e a due straordinarie avventure in Coppa Italia. La sua prima
stagione coincide con un campionato all’insegna dei pareggi,
con l’avvicendamento in panchina a campionato iniziato tra Di
Bella e De Grandi. In quella squadra gioca l’ala
destra
Pellizzaro che, appese le scarpe
al chiodo, vivrà una vita tormentata dedita al gioco che lo
porterà a girovagare per l’Italia su un camion. La stagione
successiva è quella della settima (e ultima) promozione in A.
Nello staff dirigenziale, tra gli altri c’è anche Matta, il
medico sociale è Totino Matracia. I rosa concludono al 3° posto,
allenatore è Ninetto
De Grandi. Ma in serie A, nella stagione successiva
(‘72/’73), non arriva l’accordo economico tra il tecnico e il
presidente (sembra che De Grandi
abbia chiesto un ingaggio esorbitante). In panchina arriva l’esordiente
Umberto
Pinardi, ma la squadra va male da subito e a
nulla serve il cambio di allenatore con la promozione del «secondo»
Biagini. Per dirne una sulla pochezza di quella formazione,
il cannoniere fu Ballabio (oggi prete missionario in Sud America)
con soli 3 gol! Si torna in B.
Ma intanto si preparano le grandi sfide in Coppa Italia,
che illuminano le stagioni rosanero. La prima è datata ‘73/’74.
Il Palermo allenato da Corrado
Viciani (il mister del «gioco corto») fa fuori
Fiorentina, Verona, Bari e Perugia nel girone eliminatorio e
Juve, Lazio campione d’Italia e Cesena nelle fasi seguenti.
La
finale di Coppa Italia si gioca il 23 maggio
’74 all’Olimpico di Roma contro il Bologna. Ventimila tifosi
rosanero sono assiepati sugli spalti. Il Palermo di Vanello,
Girardi, Ballabio domina, va in vantaggio con Magistrelli, fallisce
altre facili occasioni e nel finale… la beffa! Un fallo in area
di rigore di Arcoleo
su Bulgarelli (che la tv dimostrerà non esserci) permette a
Savoldi di pareggiare. I rossoblù giocano in 10 dal 78’ per
l’espulsione di Vieri (padre dell’attuale bomber Christian)
ma nei supplementari il risultato non cambia e ai rigori il
Palermo sbaglia due volte con Totò Vullo ed Erminio
Favalli. Arcoleo,
affranto per il fallo del rigore, non tirerà. Bulgarelli, anni
dopo divenuto direttore sportivo del Palermo, ammetterà poi
di essersi tuffato. Non mancheranno le polemiche e i rimpianti
per la decisione dell’arbitro Gonella (che dirigerà la finale
dei Mondiali ’78) di assegnare quel rigore nel finale di partita.
Seguono
stagioni in cui il Palermo si barcamena in B tra alterne fortune
e i soliti problemi economici, nonostante gli sforzi del presidente
Barbera, che arriva
addirittura ad ipotecare la propria villa. Nel ‘76/’77 si salva
per un punto, con la squadra guidata dal «sergente di ferro»
Fernando
Veneranda. Nella stagione seguente avviene una
rivoluzione, vengono acquistati giocatori dalla C ma giovani
e ambiziosi e alla 20ª di campionato il Palermo è secondo. Alla
fine, sarà sesto. E’ la squadra di Vito
Chimenti, che segna 16 gol e fa impazzire i tifosi
con la «bicicletta», un giochetto sopraffino che gli permette
di scavalcare l’avversario di fronte facendogli passare il pallone
sopra la testa. Una giocata che ben pochi sono in grado di effettuare!
Nel ‘78/’79 ecco la
seconda finale di Coppa Italia, stavolta giocata
a Napoli contro la Juventus di Trapattoni. Anche stavolta grande
tifo rosanero sugli spalti: il 20 giugno ’79 sono presenti al
San Paolo 18 mila palermitani. I rosa vanno in vantaggio con
Chimenti ma nel
finale ancora una beffa: pareggia Brio. Si va ai supplementari
e al 119’ (ancora un gol alla fine della partita) l’ex Causio
supera Frison. Dubbi vengono avanzati sul mancato rientro in
campo di Chimenti nel 2° tempo; si disse che aveva subito un
trauma in occasione del gol, ma tre giorni dopo giocò col Brescia.
Allora si guardò a Veneranda
che ne avrebbe affrettato il recupero. Ottimo tecnico per i
rosa, Fernando Veneranda. In un’annata salvò il Palermo dalla
C via telefono da Coverciano, dove stava seguendo il corso da
allenatore. Gli anni ’70 si chiudono in modo inglorioso, con
lo scandalo del calcio scommesse che colpisce da vicino il Palermo
con la squalifica di Guido
Magherini per 3 anni e mezzo. Il giocatore è
accusato di illecito sportivo riguardo alla gara Taranto-Palermo.
La squadra viene penalizzata di 5 punti, ma alla fine riesce
a salvarsi. Annata triste anche per l’abbandono del presidente
Renzo Barbera, il
più amato dal popolo rosanero, il 7 marzo ’80. Ormai stanco,
cede la società all’imprenditore Gaspare Gambino, portato alla
presidenza da Salvatore Matta.